lunedì 10 dicembre 2012

Lavoricidi Everywhere!

Ecco alcune foto scattate a Roma e a Schio durante le presentazioni di Lavoricidi Italiani.
 Lavoricidi al The One di Roma e Stand 15 della casa editrice Miraggi a PiùLibri2012


Paolo Nanni alla lettura di un brano del libro...


E' il turno di Jonathan Arpetti...


Gli autori presenti: Paolo Nanni, Jonathan Arpetti, Marco Apolloni, Guendalina Tambellini, Stefania Conte. Ringraziamo l'organizzazione per averci offerto questo spazio importante nella Capitale!


Ed ancora: Lavoricidi a Schio con Laura Liberale che ha presentato Simona Castiglione. Grande partecipazione di pubblico e interesse per il tema in generale!



La rassegna della settimana


Anche questa settimana è stata densa di eventi. Uno tra tutti, la presentazione di Lavoricidi e Lavoricidi italiani a porto San Giorgio nelle Marche, con il regista di Workers- disposti a tutto (2012), Lorenzo Vignolo in persona!


Vi ricordiamo inoltre l'intervista su RadioEco ascoltabile qui: http://radioeco.it/interviste/ e un'altra presentazione in programma a Roma:




















Alle ore 21, ospiti Daniela Rindi e Stefania Conte.

Continuate a seguirci!

sabato 8 dicembre 2012

INTERVISTA A GUENDALINA TAMBELLINI


Tra poche ore “Lavoricidi”, ed. Miraggi, sarà presentato a Roma [Dalle 17:00 alle 19:00 - Locale “THE ONE” - Piazza Marconi 11/A (Zona Eur)]. 


Nell'attesa, non ci siamo fatti mancare l’occasione di fare qualche domanda a Guendalina.

Intervista tratta da https://www.facebook.com/teatroinlibreria.til 

Cosa significa “Lavoricidi”?
_GUENDALINA: Significa “uccisioni del lavoro”, dei suoi valori ma anche della vita. Quante cose inaccettabili ormai consideriamo “normali”? Siamo tutti un po’ “lavoratori aspiranti suicidi” solo per il fatto di averlo un cosiddetto “lavoro”.

Nel tuo racconto “Un pesce fuor d’acqua” tutto procede bene finché Achille, componente del gruppo, rompe gli equilibri. Qual è stato il tuo coinvolgimento emotivo verso questo personaggio?
_GUENDALINA: Il coinvolgimento c'è inutile negarlo anche perché il racconto è romanzato partendo da una situazione successa. Ho pensato che per una prima prova di scrittura, prendere spunto da vicende realmente accadute nella mia vita fosse la situazione a me più adatta. Mettere nero su bianco alcune sensazioni mi ha aiutato a prendere le distanze da certe situazioni e per poterle guardare con distacco e maggiore obiettività.
Achille esiste, Achille è dentro ognuno di noi e si affaccia ogni volta che i dubbi sui nostri sogni vacillano; in alcune persone rimangono dubbi in altri prendono i sopravvento ed ecco che Achille si impossessa di noi.

Guendalina, come vivi quest’epoca storica? Quali sono i tuoi progetti?
_GUENDALINA: Bella domanda! Come vivo...? In questo periodo sono molto concentrata sulla vera essenza delle persone, sull'anima. Credo che stiamo messi davvero male e che l'unica cosa che c'è rimasta siamo noi stessi. Detto questo poi esiste la realtà che mette davanti a noi cose ben diverse. I progetti sono tanti: a breve inizierò la 3 stagione di "Passioni senza fine", una soap opera radiofonica di Giuseppe Cossentino, nella quale interpreto Lavinia Bianco. Sia il mio personaggio sia la soap e tutti i suoi fan mi danno grande soddisfazione; tra non molto sarò anche sul set con Alessandro Benvenuti e Carlo Monni, diretta da Stefano Pasqualin in un film nel quale non mancheranno le risate. E poi c'è un grande progetto internazionale su un film che parla niente meno che di Machiavelli con la regia di Lorenzo Raveggi. E ovviamente la scrittura! Con lo Zaratan Clan stiamo lavorando ad un altro progetto.


E per chi è in zona Roma Eur.. ci vediamo alle 17 al THE ONE!

mercoledì 5 dicembre 2012

Tutte le volte che ce l'abbiamo fatta!!!

Mario Sechi presenterà "Tutte le volte che ce l’abbiamo fatta" - Mondadori, 2012, all'Anteprima Web dell'Ultima Parola di venerdì 7/12/2012 e dell'Anteprima web del programma delle ore 17:00. Potete seguirla in diretta streaming su http://www.lultimaparola.rai.it

Perchè vi segnaliamo questo evento?

Perchè, come abbiamo sempre sostenuto nelle varie presentazioni di Lavoricidi italiani, non vogliamo piangerci addosso per l'attuale situazione del mondo del lavoro, nè esserne semplici spettatori e vittime. E quale opportunità migliore per lanciare un messaggio positivo ai giovani (e non solo) di oggi?

Ancora una volta una delle autrici di Lavoricidi Italiani, Francesca Riccioni, sarà ospite della puntata e incontrerà per voi il direttore del quotidiano romano Il Tempo. Potete twittare con lei (@FrancyErre). Le domande che rivolgerete a Mario Sechi potranno così avere una risposta in diretta web. 
"L’Italia è un Paese che si sottovaluta, fermo sulla soglia del mondo, abitato da irrimediabili Peter Pan. Perché non siamo capaci di salire sul "cavallo bianco" della Storia? Perché viviamo in un luogo pieno di memorie ma senza memoria? Perché abbiamo costruito il futuro e non riusciamo a viverlo?”

Tutte le volte che ce l’abbiamo fatta è una passeggiata in un paese sempre in bilico, una terra, al contempo, dalle straordinarie avventure e ricca di biografie esemplari, come quella di Mennea, il ragazzino secco secco che sfidava in velocità le auto da corsa, pochi anni dopo sarebbe diventato l’uomo più veloce del mondo sui 200 mt. e il detentore di uno dei record più longevi della storia dell’atletica.

Ritrovare la fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità, e scappare lontano se dove siamo non troviamo il modo per poterci esprimere: voliamo alto, rischiamo e mettiamoci in gioco, come fece Modugno, il giovane di Polignano a Mare fuggito a Torino all’insaputa del padre per cercare fortuna; nel 1958 vinse il Festival di Sanremo con Nel blu dipinto di blu, proiettando la canzone italiana nel mondo e raggiungendo le top ten delle classifiche europee e americane.

Questi e altri personaggi Sechi ci racconta nel suo libro, personaggi eccezionali come Alberto Sordi , le sorelle Fontana, Federico Fellini; ci ricorda che siamo figli di Collodi e Manzoni e anche geniali come Enrico Fermi o Guglielmo Marconi: “come sarebbero le nostre vite oggi senza le loro scoperte? Eppure, parlando al telefono, nessuno ricorda che il suo inventore è stato un italiano, Antonio Meucci; utilizzando un oggetto di plastica, non si pensa a Giulio Natta e, seguendo una partita di calcio, il pensiero non va al "metodo" di Vittorio Pozzo, con il quale la Nazionale vinse due mondiali consecutivi”.

Con stile brillante, Mario Sechi racconta facendo emergere, sullo sfondo, storia, economia, visioni e previsioni e volti e storie di italiani che ce l’hanno fatta, sfidando i tempi e le convenzioni, ottenendo risultati e raggiungendo successi di cui ancora oggi dobbiamo essere orgogliosi.
Dal Risorgimento al Dopoguerra, dagli anni Settanta, con il caso Moro, sino alla sfida della contemporaneità, assistiamo a un’Italia percorsa da crisi economica, populismo e tecnocrazia, ma popolata ancora da grandi talenti, come Riccardo Muti, metafora del genio di un Paese che, nel bene e nel male, cerca ogni giorno di ritrovare slancio, forza e creatività.

Mario Sechi, 1968, sardo di Cabras, è il direttore del quotidiano romano "Il Tempo". Tra i principali opinionisti del Paese, apprezzato commentatore televisivo, esperto di politica interna e internazionale, ha iniziato la sua carriera a "L’Indipendente". È stato direttore dell’"Unione Sarda" e vicedirettore di "Panorama", "Libero" e "Il Giornale".

martedì 4 dicembre 2012

Il punto di vista dei lettori: Lavoricidi incontra Matteo Mazzon

Oggi abbiamo l'onore di "ospitare" virtualmente sul nostro blog il dott. Matteo Mazzon, consulente del lavoro dal 2005, milanese. Autore di numerosi articoli e libri in materia di diritto del lavoro, ci ha onorato di un suo intervento. Un escursus tecnico e oggettivo di come siamo giunti all'attuale situazione.
Dopo il post di Alessandro Nardone, ecco a voi un nuovo contributo dei nostri lettori! 


Accordo del 21 novembre 2012 : produttività e salari dei lavoratori


Il governo e i sindacati delle imprese e dei lavoratori hanno firmato in data 21 novembre 2012 l’accordo sulla produttività. La CGIL è stato l’unico sindacato a non firmarlo, definendolo «deludente». Il solito sindacato oltranzista oppure ci sono dei motivi fondati che lo hanno portato alla decisione di non firmare? L’accordo del 21 novembre favorisce la produttività senza penalizzare i salari dei lavoratori? Qui ci limitiamo a raccontare i fatti poi sarà il lettore a giudicare. 

 Il Protocollo del 1993

Faccio un passo indietro siamo nel 1993. All’inizio degli anni ‘90, la necessità di contrastare la crisi economica ed occupazionale – formalizzata dall’UE in “parametri” da rispettare per poter partecipare all’unione monetaria, secondo quanto stabilito nel Trattato do Maastricht del 1992 – indusse i governi e le parti sociali di molti Paesi europei a recuperare il metodo concertativo per definire consensualmente le politiche economico-sociali a livello nazionale. Viene abolita la scala mobile e con il protocollo del 1993  nel quale le Parti Sociali (firmatarie CGIL, CISL, UIL, Confindustria) e il Governo per prima volta hanno predisposto un quadro di principi e di regole per rendere coerenti i processi contrattuali con le politiche economiche e dei redditi per consentire una gestione congiunta e dinamica delle relazioni di lavoro e per prevenire il conflitto.

Fu deciso che il contratto collettivo dovesse avere durata quadriennale per la parte normativa e biennale per la parte retributiva. Ogni due anni quindi dovevano essere ricontrattati i salari e gli stipendi al fine di adeguare le retribuzione al crescente costo dalle vita. A salvaguardia del potere di acquisto dei salari venne istituita la c.d. indennità di vacanza contrattuale: dopo un periodo di 3 mesi senza che fosse intervenuto il rinnovo del CCNL scaduto ai lavoratori  dipendenti, ai quali si applicava il contratto medesimo non ancora rinnovato, doveva essere corrisposto, a partire dal  mese successivo ovvero dalla data di presentazione delle piattaforme ove successiva, un elemento provvisorio della retribuzione, detto appunto indennità di vacanza contrattuale (I.V.C.) pari al 30% del tasso di inflazione programmato, applicato ai minimi  retributivi contrattuali vigenti, inclusa la ex indennità di contingenza. 
Dopo 6 mesi di vacanza contrattuale (I.V.C.), detto importo veniva elevato pari al 50% dell'inflazione programmata. Dalla  decorrenza dell'accordo di rinnovo del contratto l'indennità di vacanza contrattuale sarebbe cessata di essere  erogata.  


Ma come veniva calcolato l’ammontare degli aumenti salariali?
Per determinare il valore dell’aumento salariale, si teneva conto del tasso di inflazione programmato in sede di DPEF con l’obbiettivo mirato “della salvaguardia del potere d’acquisto delle retribuzioni, delle tendenze generali dell’economia e del mercato del lavoro, del raffronto competitivo e degli andamenti specifici del settore”.
In sede di rinnovo dei minimi contrattuali l’inflazione programmata veniva comparata con quella effettiva intervenuta nel precedente biennio.
Quindi, la funzione che è sempre stata attribuita dalle stesse Parti Sociali al CCNL nazionale ovvero quella di stabilire le retribuzioni in modo da salvaguardare il potere d’acquisto delle retribuzioni fissando dei minimi retributivi.
Il concetto è stato chiaro per anni : il  CCNL nazionale stabiliva i minimi retributivi con l’obbiettivo di tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni, mentre il CCNL territoriale o aziendale (c.d. di secondo livello) doveva prevedere l’erogazione di ulteriori somme, oltre il minimo salariale, di carattere premiale, a fronte di una maggiore produttività del lavoro.
Inoltre, vorrei sottolineare che l’esigenza di produttività era già stata contemplata dal Protocollo del 1993 nel quale si è stabilito che “Le erogazioni del livello di contrattazione aziendale sono strettamente  correlate ai risultati conseguiti nella realizzazione di programmi, concordati tra le parti, avendo  come obiettivo incrementi di produttività, di qualità e altri elementi di competitività di cui le  imprese dispongano”.

E infatti nel 1997 è stata introdotta la decontribuzione sui premi di risultato (art. 2 D.L. n. 67/1997, convertito nella legge 135/1997). Prima automatica poi resa a sperimentale da erogarsi in presenza di specifici requisiti, solo a richiesta dell’azienda e nei limiti della copertura finanziaria all’uopo stanziata consistente in un assoggettamento dei premi al solo contributo di solidarietà del 10%.
Oltre alla decontribuzione a partire dalla metà dell’anno 2008 é possibile applicare  l’imposta sostitutiva del 10%  all’imponibile di alcune voci salariali (premi, straordinari, maggiorazioni varie) ricorrendo alcuni elementi quali ad esempio un’aumentata produttività.
Quindi, già a partire dal 1993 e fin’ora a livello aziendale, e anche territoriale, si sono raggiunti accordi volti ad incrementare la produttività attribuendo ai dipendenti somme premiali sottoposte imposta sostitutiva al 10% ed eventualmente oggetto di decontribuzione, però aggiuntive rispetto ai minimi salariali stabiliti nel CCNL nazionali.

L’Accordo Interconfederale del 2009

Successivamente con l’Accordo quadro del 22 gennaio 2009 (detto separato perché non firmato da CGIL) si è operata una e vera propria revisione degli assetti contrattuali.
La durata dei contratti viene riportata a 3 anni, permangono i due livelli di contrattazione, nazionale di categoria ed aziendale/territoriale, con la previsione da parte di quello nazionale delle specifiche competenze di quelli territoriali.
Per ciò che concerne la determinazione degli aumenti salariali, è stato abbandonato il "tasso di inflazione programmata" come indicatore di crescita dei prezzi al consumo, per un nuovo indice previsionale, stabilito da un soggetto terzo ed estraneo alle parti sociali, costruito sulla base dell'IPCA (indice prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l'Italia).
L’inflazione programmata (TIP) veniva adottata per contenere la spirale prezzi inflazione, concertata e poi fissata unilateralmente dal Governo, rappresentava anche un indice “politico”.
L’dice previsionale IPCA è invece fissato da una parte terza autorevole (ISAE) su incarico delle parti sociali, è depurato dagli effetti dell’inflazione derivante dai beni energetici importati, rappresenta un indice puramente tecnico.
Viene confermato il ruolo della contrattazione di secondo livello di determinare erogazioni collegate alla produttività del lavoro.
Un accordo osteggiato dalla CGIL la quale ha ritenuto meno conveniente per i lavoratori, in particolare del settore pubblico, il nuovo sistema di adeguamento delle retribuzioni. Per la CGIL era evidente come continuasse la politica del governo finalizzata alla divisione del mondo del lavoro e contro il lavoro pubblico e che l’accordo determinasse solo una forte e certa riduzione della retribuzione.
Di parere contrario gli altri sindacati firmatari, come ad esempio la CISL, che lo hanno sempre ritenuto un buon Accordo.
Lasciando ad altri la valutazione e comparazione di convenienza tra i due criteri mi limito ad osservare  che l’istituto dell’I.V.C. viene abbandonato.  Nessun adeguamento automatico delle retribuzioni in caso di vacanza contrattuale (salvo specifici accordi tra le parti vedi ad es.  A.F.A.C. settore artigiano). Di fatto gli arretrati a copertura del periodo di vacanza contrattuale sono stati concordati in sede di contrattazione nazionale ed erogati per lo più sotto forma di somme una tantum.
Da segnalare infine l’introduzione dell’Elemento di garanzia retributiva a favore dei lavoratori dipendenti di aziende prive di contrattazione di secondo livello (e che non percepiscono altri trattamenti economici individuali o collettivi oltre a quanto spettante per contratto collettivo nazionale di categoria) nella misura ed alle condizioni concordate nei medesimi contratti collettivi. Non una buona pensata a parere di chi scrive : un aggravio di costo inutile per le piccole imprese non legato in alcun modo ad aumento della competitività.


 Il recente Accordo sulla produttività

Dunque perché stipulare un nuovo accordo sulla produttività se tutto il nostro diritto del lavoro è permeato di norme legale e contrattuali volte a favorirla?
Tra l’altro l’Accordo del 21 novembre è fumoso e generico, di difficile interpretazione. Sicuramente ce ne vorranno altri per dare attuazione alla volontà delle Parti firmatarie (Confindustria, CISL e UIL).
In esso viene superato definitivamente con il Protocollo del 1993 il sistema di indicizzazione dei salari.
Il CCNL nazionale  “avendo l'obiettivo mirato di tutelare il potere d'acquisto delle retribuzioni, deve rendere la dinamica degli effetti economici, definita entro i limiti fissati dai principi vigenti, coerente con le tendenze generali dell’economia, del mercato del lavoro, del raffronto competitivo internazionale e gli andamenti specifici del settore”.
Tuttavia, continuando si legge “i contratti collettivi nazionali di lavoro possono definire che una quota degli aumenti economici derivanti dai rinnovi contrattuali sia destinata alla pattuizione di elementi retributivi da collegarsi ad incrementi di produttività e redditività definiti dalla contrattazione di secondo livello, così da beneficiare anche di congrue e strutturali misure di detassazione e decontribuzione per il salario di produttività definito dallo stesso livello di contrattazione. Tale quota resterà parte integrante dei tratta
menti economici comuni per tutti i lavoratori rientranti nel settore di applicazione dei contratti nazionali laddove non vi fosse o venisse meno la contrattazione di secondo livello”.

Non si leggono riferimenti espliciti a IPCA né tantomeno la conferma dell’elemento economico di garanzia. Ammesso che si utilizzerà ancora IPCA come parametro di riferimento per il calcolo degli aumenti salariali ci si deve comunque porre una domanda : cosa vuol dire che  una quota degli aumenti economici derivanti dai rinnovi contrattuali” può essere “destinata alla pattuizione di elementi retributivi da collegarsi ad incrementi di produttività e redditività definiti dalla contrattazione di secondo livello” ? Vuol dire che una parte degli aumenti retributivi che fin’ora erano sostanzialmente posti a salvaguardia del potere di acquisto dei lavoratori e contenuti nel CCNL nazionale potranno essere stabiliti ed erogati in funzione degli incrementi di produttività e redditività. E se non si verifica l’ incremento di produttività e redditività? Niente quota di aumento? Così parrebbe.

Ricordate cosa ho scritto sopra riguardo alle distinte funzioni che sono state attribuite storicamente alla contrattazione collettiva? 

Ebbene con l’Accordo di novembre il concetto viene modificato: il CCNL nazionale potrebbe non garantirà più da solo i salari dei lavoratori – e quindi il potere di acquisto delle retribuzioni - ma potrà essere necessario un ulteriore accordo di secondo livello (non che preveda l’erogazione di somme oltre il minimo salariale come accadeva in passato) che preveda l’erogazione di quote degli aumenti economici derivanti dai rinnovi contrattuali in funzione della maggiore produttività.
Esemplificando operativamente lo scenario potrebbe essere il seguente: se in precedenza l’aumento era di  200 la cui corresponsione era certa, ora  l’aumento potrebbe essere 200 di cui 150 (certo) e 50 di incerta corresponsione in funzione della produttività. 
E’ evidente che se non si erogano le somme oltre il minimo stabilito dal CCNL nazionale,  con questo accordo ben che vada si può sperare di salvaguardare il potere di acquisto del lavoratore.
Nell’Accordo poi si ravvisa quella che pare essere una contraddizione : in caso di mancanza della contrattazione collettiva di secondo livello tale quota resterà parte integrante dei trattamenti economici comuni ovvero nei minimi salariali.

Ciò ci induce a pensare che in alcuni casi il sindacato dei lavoratori possa essere tentato di non contrattare pur di assicurare l’intero importo dell’aumento salariale.
Tutto ciò sarà ancor più probabile se il Governo non amplierà e renderà stabili – come richiesto dalle Parti sociali - gli attuali incentivi : decontribuzione e tassazione agevolata.

Concludendo ….

Considerando che i salari reali (Fonte Istat) sono rimasti fermi negli ultimi vent'anni, con conseguente riduzione della capacità di risparmio degli italiani che si è progressivamente ridotta e che nel complesso dal 2008 il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 2,1% in valori correnti, ma il potere d'acquisto (cioè il reddito in termini reali) è sceso di circa il 5%, questo Accordo potrebbe contribuire ad aggravare ancor di più la situazione.
Per rilanciare la competitività delle imprese italiane, invece, sarebbe opportuno che si intervenisse sul costo del lavoro, uno dei mali del mondo del lavoro italiano, ed in particolare sugli elevati oneri sociali ovvero operando sul cuneo fiscale IRAP, come hanno suggerito più volte i Consulenti del Lavoro.

 Matteo Mazzon (seguitelo su Twitter: @MatMaz72)

sabato 1 dicembre 2012

Picks of the week!

Ecco una breve rassegna fotografica degli eventi di questi ultimi giorni:

Sandra Mazzinghi, Guendalina Tambellini e Silvia Conforti al Pisa Book Festival


 Lo stand e la redazione della casa Editrice Miraggi



 Alcuni articoli apparsi sulla stampa in occasione della presentazione di Gianluca Mercadante




 Paolo Nanni con le autrici romane, pronti a farsi conoscere in territorio laziale!

giovedì 29 novembre 2012

Le presentazioni di dicembre: il programma!

Ecco i nuovi appuntamenti in giro per l'Italia con gli autori di Lavoricidi Italiani:

Sabato 8 dicembre 2012 saremo a Roma alla discoteca The One in P.zza Guglielmo Marconi 11A. Saranno presenti alcuni degli autori.
Chi volesse invitare amici o seguire tutti gli aggiornamenti sull'evento può farlo da Facebook.


ed inoltre saremo alla Libreria Ubik di Lucca il 12 dicembre alle ore 18. Tutti gli aggiornamenti sull'evento cliccando sull'immagine sotto:

La terza presentazione in programma è a Schio il 6 dicembre, giovedì alle ore 20.30 presso il centro sociale Arcadia, con la supervisione della libreria Ubik di Schio.
 Per chi se lo fosse perso, ecco il video di Guendalina Tambellini che presenta Lavoricidi. A breve nuovi eventi. Stay Tuned :)